Vi ricordate di quando da bambini si ricevevano dei regali?
Come vi sentivate?
Come erano i vostri occhi?
A me scoppiava il cuore dalla contentezza e spesso avevo gli occhi lucidi per l’emozione.
Queste sorprese finirono presto.
Qualunque regalo o qualunque tipo di sorpresa non era paragonabile al non aver più una famiglia unita.
Sapete cosa ricordo della mia infanzia?
Ricordo i miei nonni, la loro gentilezza, la loro voglia di proteggerci dal mondo e dalla cattiveria.
Ricordo i fine settimana con mio papà, a registrare le cassette con le vocine stupide.
Ricordo la prima volta che imparai a nuotare e la prima volta che mi sbuccia le ginocchia cadendo dalla bici, sempre quando ero con lui.
Ricordo le litigate furiose con mia madre e sento, ancora adesso, l’odio che mi ha sempre riversato addosso.
E si, perchè di quello si trattava. Odio nei miei confronti, perchè lei e mio papà mi avevano concepito.
Perchè avevano scopato e lei era rimasta incinta.
Ma cosa ci sarebbe di male? Per me nulla.
Ma quell’odio che ho sempre sentito da lei e quell’amore che ho sempre sentito da mio padre, mi hanno fatto erigere un muro spesso grande quando una montagna.
Spesso mi chiedo questo: ma se fossi rimasta a Palermo, sarebbe cambiato qualcosa?
Penso di no. Forse sarei scappata qualche anno dopo, ma sarei andata via comunque.
Quando ero giovincella, prendevo la vita di petto. Volevo avere le mie ragioni, sempre. Volevo essere ascoltata.
Anche adesso vorrei essere ascoltata, ma non ho voglia di dar spiegazioni, se lo volessi fare spenderei 100 euro al mese ed andrei da uno strizzacervelli.
Vorrei che venissero ascoltati i miei silenzi, che venissero capiti i miei gesti e che venisse ascoltato il mio corpo.