Un anno fa

Ricordo ancora quando me la inviasti. Una fitta al cuore per la felicità.

Ricordi che ancora picchiano al fianco. Pensavo di esser riuscita a tenerli a bada. Ed invece Ti penso e Ti sento come un anno fa.

Ciò che ho amato di te, è stato il tuo essere preciso, attento ai dettagli, alle parole. Forse troppo.
Ma ci siamo persi.
Il mio nome.. per te lo sarà sempre. S.

“La posizione non è tra le più scomode, ma il tempo scorre e dopo parecchi minuti le ginocchia cominciano a far male.
“Posizione di presentazione numero due” è così che l’ho definita per te, è così che l’hai imparata, è così che te la richiedo.
Questa è la posizione in cui oggi scoprirai qualcosa che attendi da tempo, questa è la posizione in cui imparerai il tuo nome.
Ti osservo mentre ti parlo, stando bene attento che la tua bocca resti aperta nel modo giusto, che il tuo sguardo rimanga fisso mentre ascolti le mie parole.
Sei impaziente ed è difficile nasconderlo.
Hai atteso tanto per scoprire quale nome si cela dietro quella iniziale.
Osservi il biglietto che tengo tra le dita proprio davanti ai tuoi occhi.
Lì troverai scritto ciò che desideri sapere.
Lì troverai scritto il tuo nome.
Minuti lunghi secoli scorrono mentre il dolore alle ginocchia si fa sentire più intensamente.
Una volta ricevuto il biglietto ed aver letto ciò che riporta potrai parlare.
Finalmente le mie dita si avvicinano al tuo corpo.
Il biglietto rimane fermo tra la tua pelle e il bordo del reggiseno, in attesa di una mia parola, in attesa del permesso per poterlo aprire e leggere.
Mi alzo, passo al tuo fianco e senti i miei passi dietro di te.
La porta si apre alle tue spalle e tu rimani sola nella stanza.
La tentazione è forte.
Vorresti prendere il biglietto e scoprire finalmente il tuo nome e intanto ti ritrovi a pensare a quanto sia assurda da un lato questa situazione.
Tu non sai il tuo nome. O meglio, il tuo nome di battesimo lo conosci,
ma è il tuo nome da schiava che ancora ignori.
Ed è come se dovessi essere battezzata ancora una volta, come se dovessi nascere di nuovo, come se il tuo vero nome non sia quello che hai utilizzato fino ad oggi
ma quello scritto su quel pezzo di carta poco sotto il tuo viso.
Sei assorta in questo pensiero quando torno di fronte a te.
Sorrido.
Il tuo sguardo nota velocemente che le mie mani nascondono qualcosa, ma un lieve gesto del capo e le parole che attendi da troppo catturano la tua attenzione.
“Ora puoi leggere”
Ringrazi con un sorriso e i tuoi occhi si riempiono di emozione.
Il cuore batte forte, ti sembra che rimbombi nel silenzio della stanza.
Le mani quasi tremano mentre le tue dita aprono il biglietto.
Il tuo sguardo si fa strano.
Sul foglietto non c’è un nome ma la frase «Il tuo nome è nella custodia»
“Non capisco Padrone. Cosa vuol dire?” chiedi osservando il suo sorriso e le mie mani ti porgono una piccola scatoletta in legno.
L’emozione cresce.
Afferri la scatoletta tra le tue mani come fosse uno scrigno che custodisce un prezioso tesoro.
La apri e rimani interdetta.
Osservi l’oggetto davanti ai tuoi occhi.
Quella lettera, quella iniziale trasformata in un ciondolo argentato.
“Quello è il tuo nome mia schiava”
“Ma S non è un nome Padrone” obietti in maniera stupita “è solo una lettera!”
“Da oggi lo è. Da oggi è il tuo nome, si scrive «S» e si pronuncia «Esse». Racchiuderà in se tutta la tua essenza. Sarà il tuo nome, la tua iniziale, il tuo simbolo. La porterai sempre con te, legata ad un braccialetto, ad una catenina oppure al tuo collare. Per ricordarti in ogni momento chi sei. Tu sei S e sei la mia schiava.””

Un anno fa.. eppure è come se fossi rimasto sempre lì, in attesa.
Attimi che non vivrò mai più così intensamente e così vividamente.